Quelli che “ti voglio bene” in realtà ti vogliono pene. Ma fa brutto dirlo.
Deve esistere un girono all’inferno per quelli che ti dicono “ti voglio bene”.
Ti voglio bene è la tipica frase di chi in realtà ti vuole male.
A parte le amiche, da cui lo tollero, il ti voglio bene all’interno della relazione è la morte del sesso, la tomba del trombiamo, la fine dell’amore. Altrimenti ti direbbero ti amo.
Il ti voglio bene è subdolo.
Il ti voglio bene te lo dà, ma con moderazione, mica che poi ti innamori.
Il ti voglio bene è “sei più di una sorella, sei più di un’amica, sei più di una moglie, ma sei decisamente meno di qualcuno di importante”.
È un po’ come il claim della L’Oreal “io valgo”, ma non sai quanto.
Ti voglio bene mette in chiaro che si arriva fin lì e solo lì. Più in là no.
Ti voglio bene non sottintende per tutta la vita.
Ti voglio bene non ti mette al primo posto.
Lì ci sono tutti gli altri. E le altre.
Ti voglio bene è una dichiarazione di affetto, nel senso che ti prendono il cuore e te lo affettano a pezzettini. Fa un chilo e trenta di dolore, cha faccio, lascio?
Ti voglio bene vuol dire che non conti un cazzo, ma educatamente.
Ti voglio bene non si prende la responsabilità dei grandi sentimenti.
Ti voglio bene non si innamora di te, perché, appunto, ti vuole bene.
Che cos’è il bene? Non è sesso sfrenato, non è la malsana voglia che ti tiene sveglio, non è sudore e sangue e voglia. Ti voglio bene è anestetico dei sentimenti, la panacea dei mali e dei maiali, l’eterno aborto di quello che poteva essere, e non è.
Ti voglio bene, ma poi non chiama.
Ti voglio bene, ma poi non risponde ai messaggi, soprattutto perché non state insieme.
Ti voglio bene ti deve bastare, del resto è stato onesto, mica t’ha detto che ti ama! Ti ha dichiaratamente preso per il culo mettendosi l’anima in pace.
Sei tu quella che ha voluto il pene e le pene.
Ti voglio bene ti manda gli auguri a Natale. Ma solo lì.
Ti voglio bene, ogni tanto quando gli capiti a sproposito nella timeline ti dice che ti vuole e ti raggiunge subito, il tempo di liberarsi da un piccolo impegno. E poi non lo senti più.
Ti voglio bene non ha il senso del ridicolo. Ha solo il senso del risparmio. Ma sui sentimenti.
Ti voglio bene è una fregatura a rendere.
Ti voglio bene è un ti amo che non matura mai.
È un “ti voglio mia per sempre” che però per sempre dura un po’ meno di così, vero?
È un “e se poi ho paura”.
È un “no Maria, io esco” perché non arriva in fondo.
Ti voglio bene è un ti amo che non ce la fa. E che non ce la vuole fare.
Ti voglio bene è un due di picche nel mazzo dei perché.
Ti voglio bene è un “mi vuoi spossare?!?!” anziché “mi vuoi sposare?” perché si stanca prima degli altri sentimenti.
Ti voglio bene ha la data di scadenza, ma non la vedi solo tu.
Ti voglio bene sa di poco.
Guardatevi da chi vi dice Ti voglio bene.
Meglio chi corre il rischio di dire ti amo.
Meglio chi approccia un “mi sono innamorato di te” detto tutto d’un fiato, col terrore di potersi sentire rispondere “io no”.
Meglio chi potrebbe sbagliare, ma ci prova lo stesso.
Ti voglio bene mette al sicuro solo sé stesso, lasciandovi in balìa del nulla.
Meglio chi prova a buttarsi a capofitto, buttandosi a braccia aperte in una relazione, assaggiando il vuoto a piè pari, lanciandosi, per vedere quanto si va in fondo, e se si tocca oppure no.
Se avete dubbi non dite niente.
Suona meglio.