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Lowe, Emanuele Pirella e io.

Sono stata in Lowe. E tanto basta per capire che uno è stato in Pirella Lowe Fronzoni.
Nell’estate scorsa ero lì per una gara. Lui, Emanuele, è apparso sulla porta.
Io mi sono girata verso i miei colleghi e ho detto “ma è quello vero o un cartonato? Lo posso toccare?”
A me fa sempre effetto vedere le persone che hai sempre e solo visto sui libri di scuola, o meglio: sulle pagine stampate con cose come “chi mi ama mi segua”.
Sono quei personaggi che davvero hanno fatto la pubblicità.
Sono quelli coi nomi sulla porta.
Sono i padri.
I fondatori.
I maestri. Quelli che usano il vecchio sistema, che non vogliono vederti davanti al computer ma vogliono LE IDEE.

Mi hanno raccontato una scena bellissima capitata nei giorni in cui io ero lì:
una riunione per un grosso budget, in un teatro. Un grande cliente nazionale che commercia pasta chiama una ventina di agenzie. Passano il brief a quel modo: parlando agli AD delle agenzie come fossero un pubblico.
Saranno circa 50 persone.
Lui lascia fare e alla fine si alza in piede e dice:
“Scusate, ma io sono troppo stanco e troppo ricco per stare a sentire un brief così. Non ho intenzione di far partecipare la mia agenzia a questa gara ridicola”.
E se ne va.
Un signore.
Lui è uno di quelli che verranno ricordati, alla faccia dei tanti direttori creativi che vincono premi fittizi e che non stanno facendo la storia.

Ciao Emanuele.
: )

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  1. Anonimo says:

    I grandi lasciano un segno sempre, le grandi idee restano.

    Oggi si crede grande chi ha un grande budget, invece, è grande chi ha una grande idea anche una sola volta nella vita

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