Eggià: ho fatto l’isterectomia e ora sono una sexblogger senza utero. Non so se sono l’unica della categoria, certamente non sono l’unica tra le donne, visto che tutto sommato è un intervento abbastanza usuale arrivate a una certa età.
Sì, perché mediamente può capitare – non a tutte ovviamente- di avere problemi legati all’utero e a quello che si forma dentro.
Ma com’è che una che di fatto lavora narrativamente con la patata finisce per farsi togliere un pezzo di vita tanto importante? La risposta è una: non ce la facevo più.
Mioma, questo sconosciuto.
4 anni fa sono stata operata di un fibroma: il mio utero ha dimostrato una certa propensione a far proliferare simpatici ammennicoli di questo tipo, tanto che dopo i primi mesi trionfali di “sono tornata una persona normale”, le perdite hanno ricominciato a essere copiosissime e di lì a poco è comparso il protagonista della storia: il simpaticissimo mioma che inizialmente misurava solo un centimetro e spicci, che però era proprio al centro dell’utero.
Il ragazzo nel giro di un anno e mezzo ha deciso di rendermi la vita impossibile. In un paio di anni è arrivato alla dignitosa misura di 5 centimetri e nell’ultimo periodo pre operatorio è arrivato a quasi 9 centimetri. Una specie di microcosmo con un unico obiettivo: farmi sanguinare a fiotti costantemente, tipo la Madonna del Lourdes, ma sotto.
Sangue, sangue, SANGUEEEEE!
Quando hai il ciclo più o meno sai che hai un appuntamento abbastanza stabile e affidabile con le tue perdite. Con un mioma come il mio i giochi cambiano. È come avere quel cliente che si palesa senza appuntamento, rigorosamente nel momento sbagliato.
In questo ultimo anno e mezzo ho perso sangue sempre. Il momento peggiore è stato alla comunione di mia figlia: il ciclo è cominciato il 25 maggio ed è finito il 30 luglio. Uno stillicidio.
E poi l’anemia, che mi ha accompagnata anche durante l’intervento nonostante i miei sforzi di avere un livello di ferro accettabile nel sangue.
Il resto sono state grosse corse in bagno per riuscire a non sporcarmi, giornate con un asciugamano sotto il sedere per non inzaccherare il sedile dell’auto o la sedia dell’ufficio.
E non sempre mi è andata bene.
A giugno ho deciso e la mia ginecologa mi ha messa in lista per l’operazione. Sono stata chiamata a ottobre.
Ed ora sono qui.
L’operazione di isterectomia
Non mi addentro nei particolari perché non li so e non è il mio campo. L’ho vissuta come altre operazioni che ho fatto ma in modo emotivamente più critico. Mentirei se dicessi che ero tranquilla. Sono andata completamente in botta. I giorni prima dell’operazione ho cominciato a piangere come una disperata perché avevo l’impressione che mi stessero per portare via una parte fondamentale di me e della mia femminilità.
Mi sono sentita sbagliata, sotto attacco.
Mi sono sentita tradita dal mio corpo che prima mi ha fatta dannare per avere figli e ora non ne voleva sapere di funzionare normalmente.
Una tara. Un errore. Un calcolo sbagliato in quello che per tante è la normalità.
Il “perché proprio a me” è stato un pensiero continuo e persistente.
L’operazione di per sé è stata normale: un po’ di ansia prima di andare in sala operatoria ma tutto bene. Ho fatto un giorno a letto per via delle aderenze che ho avuto col taglio cesareo ma per il resto bene: la mia compagna di stanza si era alzata qualche ora dopo e si muoveva bella spedita.
Io ci ho messo un po’ di più, ma è soggettivo.
Il post operatorio.
Ecco, qui c’è da fare attenzione: serve prendersi cura di sé nel vero senso della parola. Appoggiate a terra le borse della spesa, lasciate perdere il catino del bucato, mollate i bambini alle braccia di qualcun altro. Non dovere spostare nessun peso, manco quello dei pensieri.
Dovete RIPOSARVI. Dovete al massimo fare divano-dispensa del cibo comfort food e ritorno. Stop.
Più vi riguardare, migliore sarà la ripresa di tutte le funzionalità.
Io sono stata letteralmente accudita da mia figlia Emma di 10 anni che si è trasformata in una piccola Mini Me, ma meglio e si è occupata di tutto. Marito non pervenuto causa mal di schiena.
Sì, vabbè, ma adesso? Per via del sesso?
Mi hanno tolto l’utero ma mi hanno lasciato le ovaie, quindi non sono ancora ufficialmente in menopausa. Nei giorni dell’ovulazione mi si gonfia il seno e nulla più. Niente ciclo, molta libertà, brand di assorbenti vi saluto caramente, ma io basta!
Il frangente che più mi ha preoccupata è stato il sesso. Il mio grande cruccio era rischiare di non percepire più le cose come prima. Il “non sentire più allo stesso modo” mi spaventava. Ho chiesto a dottoresse dell’ospedale che mi hanno detto che non esiste letteratura scientifica che dimostri un abbassamento del piacere sessuale. Idem parlando con conoscenti che hanno fatto anche loro l’operazione: mi hanno detto che non è cambiato nulla. La gine, visitandomi, mi ha detto che mi hanno ricucita alla perfezione senza alcun cedimento.
Sì, ma a te?
A me qualcosa è cambiato. Dopo qualche “prova di funzionamento” posso dire che l’orgasmo è diverso. Non è meno, ma è diverso. Io avevo un centro di gravità molto sensibile, ma ora il piacere non parte da un centro, da un punto preciso, ma si innesca da un “cerchio più largo”. È strano, perché da una vita sono abituata a sentire che tutto parte da un lì molto preciso.
Strano.
Non meno bello. Non meno efficace. Ma diverso.
Ci farò l’abitudine.
Per quel che riguarda il non avere il ciclo ve lo dico: è una pacchia!
Qualcuna di voi è senza utero come me? A sesso come state?