I miei primi giornaletti porno li ho sfogliati a 10 anni.
Mio padre li teneva nell’ultimo cassetto del comodino.

Io e mia sorella li avevamo scovati per caso, frugando come al solito in qualunque posto dove si potesse arrivare senza difficoltà.

Li guardavamo di nascosto, con quel senso di proibito e sbagliato.
Di illecito.
Senza capire.
Non si facevano domande. A nessuno.
Al massimo si commentava con qualche “ma che schifo!”, senza neanche aver bene in mente la reale differenza anatomica tra maschio e femmina. Almeno fino a quel momento.
Poi li rimettevamo a posto, nella stessa posizione in cui li avevamo trovati perché nessuno sapesse niente.

Io ho avuto un’adolescenza normale.
Mio padre è stato ed è un padre come tutti gli altri.
Quando uscivo la raccomandazione classica era:
“Hai l’età per fare cazzate. Ma anche per sapere cosa devi fare per evitarle.”

Questa era la massima discussione sul sesso che si potesse affrontare a casa mia.

E bon.

Io ricordo che alcuni giorni dopo aver sfogliato quei giornaletti ho fatto dei disegni su un quadernetto. Era il mio quadernetto privato, lo tenevo nel ripiano di un tavolino sotto il portico, perché abitavamo in una corte e quel tavolino era il posto dove si disegnava e si facevano i compiti all’aperto.

Un giorno il vicino di casa – un omone goffo e vecchio- ha fatto vedere il mio quadernetto a mia madre.
Non so perché gli sia venuto in mente di metterci le mani.
So solo che lei l’ha preso, me l’ha sventolato davanti e mi ha detto “queste cose non si fanno. Sono sporche”. E ha buttato via quei disegni che dichiaravano un po’ troppe cognizioni per l’età che avevo.

“Parlerò anche con tuo padre”.

Da quel giorno i giornaletti nel comodino di mio padre sono spariti.
E io e mia sorella ci siamo concentrate su altri cassetti.

E morta lì.
Poi cresci. Fai quello che devi fare. Diventi adulta facendo cose giuste e sbagliate. Come tutti.

E quando leggi sui giornali di ragazzine che hanno fatto disegni un po’ equivoci, maestre in allarme, mass media che vengono mobilitati, ti fai tornare in mente quando è successo a te.

Ancora non spiego perché quel vicino di casa si sia messo a frugare nei miei disegni.
Lui mi è sempre sembrato quello morboso.

Non i giornali che mio padre si teneva nel comodino per farsi un paio di pugnette in santa pace, come qualunque cristiano.
No.

E’ sempre stato il vicino di casa l’uomo da evitare. L’uomo con cui era meglio non trovarsi da sole. Anche a detta della mamma.

Lui che ha dato i miei disegni a mia madre più per farla vergognare, che per farla allarmare.

Quello stesso vicino di casa che invece le riviste le teneva nel pollaio e ogni tanto chiamava noi bambine con voce zuccherosa dicendo “vi faccio vedere una bella cosa”.
E noi rifiutavamo perché a pelle, quell’uomo non ci piaceva.

E’ da un bel po’ che quel vecchio goffo riposa in pace. Ma a me non è rimasto un bel ricordo.

Anch’io ho fatto disegni che in teoria non si dovevano fare.
Ma è successo per caso. Per svista. Per qualcosa di personale lasciato nel cassetto sbagliato, dove non pensi che le tue figlie andranno a frugare.

L’ho fatto anch’io. E non c’erano le veline, le tette al vento. Non c’era youtube e internet.
Ma c’era comunque un po’ di male lì attorno. E non era a casa mia. Ma proprio in quella accanto.

E come tutte le cose a lieto fine, alla fine non è successo niente.
Già.
Alla fine non è successo niente.

CategoriesSex blog
  1. Nasone says:

    …la questione però è anche un’ altra: fino a che punto poi l’impatto violento del porno ci condiziona da grandi. Conoscere il sesso in quel modo, non ci porta forse a restituire al mondo, alle nostre relazioni, quello sguardo pornografico sul sesso che ci ha tanto segnato da bambini? Anche io, come te, è grazie a Supersex e Gabriel Pontello,in un campetto vicino casa, non certo con le videocassette dell’Albero della Vita, che ho avuto notizia dell’esistenza del sesso(del sesso-che-si-fa, non della sessualità innata istintuale “inconsapevole” nei bambini).Credo che questa sia un’esperienza condivisa da molti della mia generazione – io sono del ’70. Ma al di là di ciò, mi chiedo spesso come ora vivrei i momenti in cui il sesso lo faccio, se qualcuno mi avesse “spiegato” cosa sono un’erezione, un’eiaculazione o una fica bagnata, prima che Pontello me le sparasse in faccia. Non credo sia necessariamente un male, che sia andata così. Ma sono abbastanza sicuro che l’effetto c’è stato, e che si fa sentire ancora.
    Un saluto
    Simone

  2. Teresa says:

    Credo che la parola chiave, e tu l’hai usata, è “vergogna”. La vergogna e il senso di colpa condizionano la nostra relazione col sesso e la distorgono.
    Mostrare o nominare l’atto sessuale equivale di fatto a crearne una sua raffigurazione nella mente delle persone.
    Per questo è difficile parlarne. A mio parere è proprio questa mancanza di comunicazione che è alla base dei crimini a sfondo sessuale. Se fossimo tutti confrontati con la naturalezza del sesso fin da bambini, forse avremmo con esso un rapporto meno conflittuale.
    È paradossale, oltretutto, che i manuali di educazione sessuale parlino ancora di api e fiori, mentre qualsiasi adolescente può trovare di tutto e di più su internet (o nel cassetto di papà e pure in quello di mamma…).

  3. Teresa says:

    Tra l’altro, in margine alla discussione:

    Leggendo i giornali di oggi, c’è un articolo sui ragazzini che si misurano il pene in classe; uno sul giornalista delle CNN beccato a fare sesso con un uomo in un parco; un altro sul big boss della Formula 1 e le sue fantasiose orge… Ricordate alcune settimane fa, il governatore americano che ha dovuto dimettersi e scusarsi (scusarsi??) in televisione per aver fatto sesso con una squillo? Ecco.

    Mi dico: mbhe? perché tutto questo interesse per il sesso degli altri? questo voyeurismo? Forse ci rassicura. Toh, lo fanno anche gli altri…

  4. Giulio says:

    Ho iniziato con i “giornaletti” come tutti, poi c’è stato “sotto il vestito niente” e “l’età di Lulù” ero un ragazzino che iniziava a turbarsi.
    Ad un tratto in classe alle ragazze spuntavano i seni.
    E mi piacevano.
    Di più.
    Sono venuto su selvatico, senza essere indirizzato dall’educazione sessuale.
    L’adolescenza è l’esperienza più difficile.
    Un cazzo di casino, ormoni, brufoli e ribellione!

  5. Giulio says:

    Scusate, non c’entrava nulla con l’argomento del blog, ma questa è la dimostrazione che non ci ho ancora capito un cazzo a distanza di anni.

  6. alonso says:

    Secondo me quando si dice che il sesso è “la cosa più naturale del mondo”, o simili banalità gemelle, per esempio per condannare il voyeurismo dei consumatori di pornografia, si dice in effetti qualcosa di molto impreciso. Perché il sesso e la natura, come gli uomini e la natura più in generale, non hanno praticamente niente a che spartire. Mi spiego: il sesso delle bestie è istinto e necessità, magari pure piacere, ma mai fantasia. Invece nell’uomo la sessualità nasce dal desiderio, che è soprattutto una faccenda di pensiero, di immaginazione, un pasticcio fatto con un po’ di conscio e tantissimo inconscio. Dunque perché piace la pornografia? Perché il sesso è misterioso e angosciante, altro che naturale! Il sesso è spaventoso, terribile, vertiginoso. E’ come un sogno ma fatto da svegli. Dunque i maschi, soprattutto, i quali hanno meno educazione alle emozioni, lo riducono alternativamente a ginnastica, a favoletta oscena per vanteria da bar o per goliardate da caserma, e infine a rappresentazione. Giornaletti o video, il porno è quello. Sesso addomesticato, tranquillizzante perché a distanza. Le donne, invece, a me pare, sono molto più brave a gestire anche le sensazioni complesse, e nel porno, credo, qualora superino il tabù che le esclude dalla sua fruizione, sanno intravedere appunto l’aspetto fantastico, dunque la carica anche perturbante di immaginario che c’è dietro. Gli uomini, insomma, vedono la bieca scopata in superficie, le donne forse percepiscono qualche vibrazione in più. I racconti di Valentina, per esempio, sono tutti fatti di brividi.

  7. Lillo says:

    Il sesso è – purtroppo – anche un’arma. Lo sanno le ragazzine violentate dai compagni di scuola o dagli sconosciuti nei cantieri. Lo sanno i bambini e le bambine “venduti” dai loro parenti. Lo sanno i pubblicitari che cercano di fregarti i soldi con la promessa di “più qualcosa=più sesso=devi pagare per il tuo piacere”.
    La sessualità è tanto più meravigliosa quanto più lo è la persona con cui la pratichi, da quanto è paziente, da quanto è curiosa, da quanto è attenta a te oltre che a se stessa. Il sesso come tante belle cose ha una brutta nomea, ma questo perchè qualcuno, ad un certo punto, ha fatto casino.
    La tua esperienza è certamente sintomatica di quello che succede oggi: l’ossessione mass mediatica. Ma purtroppo è vero anche che, talvolta, i bambini ne sanno “troppo” perchè subiscono troppo e possono solo disegnare le cose che li turbano. Per il resto se non lo mercificassimo, forse non ne saremmo ossessionati…

    Il tuo blog mi piace molto, complimenti!

    ps: l’ho messo tra i link del mio!

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