ACHILLE SI RIGIRERA’ NELLA TOMBA
di Valeria Palumbo
Perfino Achille, credo, si rigirerà nella tomba. Perché il Corriere della Sera, in un editoriale, ha addirittura tirato in ballo l’Iliade e l’ira di Achille per parlare di Massimo Merafina, l’uomo che il 23 giugno ha accoltellato a morte l’ex moglie, Monica Morra, in via Cova, a Milano, dopo averla picchiata davanti al figlio di due anni. Achille? Che eroe, quale epica? Quale poeta potrà raccontare (nemmeno giustificare, ma anche solo raccontare) l’assurdità di un uomo che, per quanto alterato da droghe e alcol, considera l’ex compagna una “cosa” così sua da non riconoscerle il diritto di abbandonarlo e sottrarsi così alla sua violenza? Ci sono tre elementi che, in quest’ennesimo assassinio di una donna, da parte di un suo partner o ex partner, non tornano.
Il primo: mentre è evidente che la violenza contro le donne viene, nella stragrande maggioranza dei casi, dai partner, i politici (e non solo di destra) continuano a parlare di norme sulla sicurezza contro gli stranieri e di ronde [ndr il ddl sulla sicurezza è diventato legge il 2 luglio scorso, saranno istituite ronde fatte da cittadini]. È la prima cosa che ha invocato il neo-presidente della provincia di Milano, Guido Podestà: non ha guardato le statistiche, non si è informato, non ha studiato. Ha urlato il suo odio contro la sinistra e gli immigrati per tutta la campagna elettorale, adesso figurati se abbandona il celodurismo da vero macho del Nord. L’ha uccisa l’ex marito? Se non era nero, rumeno o marocchino, è un pò un problema. I casi sono troppi? Come disse Silvio Berlusconi: “Non possiamo mettere un soldato per ogni bella ragazzza italiana”. In effetti le case italiane sono sempre più piccole. Forse Podestà si sarà anche detto: chissà se questa Monica Morra era poi bella. E a 33 anni, si è ancora ragazze? Insomma per quelle come lei, come noi, che non hanno la ventura di incrociare un nero assatanato, niente ronde, niente protezione, nessuna mobilitazione della popolazione indignata.
Perché il secondo punto è: dov’è finita la tanto sbandierata legge anti-stalking? La ministra Mara Carfagna non ha fatto ancora in tempo a imparare la corretta pronuncia in inglese che già la legge non funziona: Monica Morra, soltanto cinque giorni prima, aveva chiamato la polizia perché Merafina l’aveva minacciata di morte e poi aveva firmato la denuncia. Adesso l’uomo è indagato per stalking. Accidenti che prontezza. Possibile che la legge non preveda, in caso di una denuncia per minacce di morte, l’allontanamento forzato? Invece il nuovo 612-bis del codice penale lo prevede, altroché. E prevede pene severe per i “molestatori”. Magari ci si concentrasse meno sulle ronde e più sui provvedimenti…
Mi chiedo anche perché, se c’era tanta gente ad assistere alla scena e se una madre è riuscita a portar via il bambino prima dell’accoltellamento, nessuno abbia fermato il pestaggio. Certo, solo nel febbraio scorso, un padre, Mohamed Barakat, era riuscito ad accoltellare e a sparare al figlio di nove anni davanti al personale del Centro dei servizi sociali di San Donato Milanese. La paura farà pure la sua parte, ma avendo più volte assistito alla totale indifferenza della gente in metropolitana, sui bus o per strada quando una donna viene infastidita, derubata o aggredita, potrei pensare che gli italiani, da qualche tempo, hanno i riflessi lenti (li ritrovano tutti quando entrano a far parte delle ronde? O avremo ronde lente? O il termine “rumeno” risveglia i riflessi?).
Terzo punto: i riflessi lenti anche nelle reazioni successive (editoriali epico-omerici a parte). L’Europeo, il mio giornale, pubblicò nel 1960, a firma di Giorgio Bocca, il racconto del linciaggio, in quel di Cremona, di un ubriacone, Renzo Bottoli, colpevole solo di essersi diretto barcollando verso una ragazza, salvo poi inciampare in una moto e cadere. Forse voleva toccarla: non lo sapremo mai. Ma i compaesani, che lo conoscevano da sempre e sapevano che era innocuo, lo uccisero di botte. Quando la gente si lamenta dei tempi cupi che viviamo, dimentica che l’Italia è sempre stata un Paese violento. Non è “passato di moda” lo stupro. Non è passato di moda il linciaggio. E soprattutto se uno picchia la moglie fino ad ammazzarla la prima reazione è: «chissà lei che gli ha fatto», o gli ha detto… Dramma della gelosia, intitolano quasi sempre i quotidiani. Come se si parlasse di uno spettacolo di tango. E nella parola “dramma” non c’è soltanto la comprensione per il “poveretto” accecato dall’ira, ma, sotto sotto, l’idea che una donna i “guai” se li va sempre a cercare. Ma se li cerca fuori casa tocca agli uomini di famiglia o al branco ripristinare l’onore perduto della famiglia, o del paese o del quartiere. Se ad ammazzarla è il marito, be’… non dimentichiamoci che il “delitto d’onore” l’abbiamo cancellato dal nostro ordinamento soltanto nel 1981. E che i mariti assassini (le mogli un pò meno) uscivano impuniti dai tribunali tra gli applausi della folla. Chi applaudiva ieri (ed era soltanto ieri), oggi gira la testa. Una fiaccolata per Monica? Ma scherziamo?! Le fiaccolate si fanno, come quella del marzo 2007 a Milano, sindaco Letizia Moratti in testa, per la sicurezza. In strada. Se poi tuo marito ti picchia e poi ti ammazza per strada e nessuno interviene e le forze dell’ordine non ti hanno protetta nonostante le tue denunce, e i passanti guardano altrove, e il giorno dopo non accendono neanche un cerino in tuo ricordo… be’ in fondo, sei solo una donna.