Il pene è uno degli attrezzi più divertenti che una persona possa trovarsi tra le mani.
Non importa che sia lungo, corto, tozzo o spilungone, il pene è simpatico, sincero, ti dice sempre quello che pensa di te e soprattutto fa ridere un casino.
Tra tutte le cose che mi è capitato di farci, ce ne sono alcune memorabili e divertentissime. Ecco quali:
Il microfono. Dai, lo so che l’avete fatto anche voi: quando ve ne siete trovato uno bello tonico davanti, l’avete agguantato e ci avete urlato dentro. Io di solito annuncio trionfale “Ciao sono Valentina da Varese e volevo salutare tutti quelli che mi conoscono!”. A me fa schiantare dal ridere. Non sono capace di stare seria quando si fa l’amore. Che il tempo delle mele è finito, qui si va di mele cotogne (o mele carogne, come le chiamavo io)
La boccuccia. Il pene ha la boccuccia, ovvero quella fessurina minuscola da cui esce la pipì e il resto. È piccola e va toccata con cautela per farla muovere, va stretta tra le dita e pigiata piano per dargli il labiale. La parte più difficile è affibbiargli la vocina giusta.
Se non è proprio proprio in erezione schietta, magari gli si riescono a far fare anche le smorfiette. Fa ridere un casino quando gli fai muovere la cappoccetta e fare tutto il repertorio di James Brown. I feeel goood!
L’elicotterino. Un grande classico. Anche perché ha una doppia interpretazione: l’elica, che fai girare veloce, e poi la cloche che serve ad alzarsi in volo. Non decolla nessuno, tranquilli. Ogni tanto poi si mixa l’elicotterino con il microfono, che si sa, comunicare con la torre di controllo è importante.
La leva del cambio. Poi dicono che noi donne siamo delle schiappe a guidare, tzè! Nessuno si è mai lamentato di come gli ingranavo la seconda.
Il palloncino. Meglio provarci quando è un po’ moscio e rilassato: basta prendere bene la pelle e soffiarci dentro a mo’ di palloncino. Un po’ si gonfia. Ah, nessuno dei felicissimi a cui l’ho fatto è mai morto di embolia. Al massimo è schiattato per le risate.
L’alzabandiera. Fischiare il silenzio. Stare sull’attenti guardando il nulla mentre, fieramente, si erge a difesa del piacere il vessillo del pene. Quanta poesia!
La canadese. Questa è divertente se ve la trovate già pronta al mattino. È bello giocare come si faceva da bambini: stando accucciate sotto guardando attorno come se ci fosse tutto da scoprire. Se vuole venire anche lui, deve bussare. E non è detto che lo lasciamo entrare.
Avete altri utilizzi che mi mancano all’appello? Ho mancato qualche performance? Non siate timidi…
Sei grandissima! Che bello avere una donna che si diverte come te al nostro fianco. Poi sei anche buonissima, “che è meglio!’, come dice Quattrochi dei Puffi. Ale
Il tamburino. Quando ancora si trovavano i tamburelli per giocarci con la pallina, io mi divertivo a percuoterne uno usano il mio pene come una bacchetta (una mazza?) di tamburo. Naturalmente lui (il pene , non il tamburello) doveva avere una consistenza accettabile.
Cercavo di ripetere l’assolo di Ringo Starr in “The End ” , alla fine di Abbey Road. Oppure improvvisavo.
La Sirenetta!! Ovvero quando i maschietti lo infilano tra le gambe e sembra che come per magia abbiano… una vagina! Io mi crepo di risate!
Piacere di conoscerla Valentina, direi la pompetta antistress, da strizzare e gonfiare
Ti prego conosciamoci. Sei la prima che sento dire, in questo caso scrivere, queste cose