L’estate per noi è un momento un po’ strano. Da due anni a questa parte si porta dietro un substrato di malinconia feroce.
– Mi chiami quando arrivi?
– certo mamma!
Ti fai il tuo viaggio regolare, dove bestemmi prima perché le valigie non entrano nel baule, poi perché i bambini fanno troppo casino e ti chiedono mille volte quando arriviamo, poi contro gli imbecilli che proprio non ce la fanno a usare la prima corsia.
Arrivi.
In qualche modo, stanchi e sudati, si approda all’hotel.
Le chiavi, il tempo di dare i documenti e registrarsi, poi arriva il momento di chiamare per dire che sei arrivata, che siete arrivate, e si sta tutti bene. In sostanza che siamo tutti vivi.
Perché è questo.
Allora prendo il telefono e faccio il numero, e già lo so che lei sta tirando un sospiro di sollievo.
– Ciao! Siamo arrivati! – lo dico sempre con un’allegria falsissima che la induca a pensare che è tutto meraviglioso. Ci metto questo cuscinetto di finti sentimenti dolci per farci planare sul morbido, noi che sotto sotto non ce lo stiamo dicendo, ma la questione è tutta lì.
– Bene, tutto bello?
– Si, ora facciamo un giro. Il viaggio è andato bene, tutto ok.
Si. Nessuno ci ha tagliato la strada in auto. Non ci è scoppiata nessuna gomma, non siamo andati a sbattere contro un tir, nessuno dei piccoli si è strozzato mentre era nel sedile dietro, nessuno di noi, per nessun motivo, ha rischiato la vita. Stiamo bene, ti sto chiamando dalla hall dell’albergo.
Siamo vivi, noi.
Non come è successo con papà, due anni fa, quando un’estranea mi ha chiamato col suo telefono per dirmi che era a terra rantolante e stavano aspettando che arrivassero i soccorsi.
Papà la cazzo di telefonata dove ci diceva “sono arrivato” non l’ha mai fatta. Non è mai più tornato.
È morto per un infarto sull’asfalto con le valigie di fianco.
Un viaggio di ritorno mai intrapreso.
Mi sembra di essere la protagonista di quella poesia che mio nonno mi recitava sempre da piccola, quella della cavallina storna, che aspetta colui che non ritorna.
Chiama quando arrivi.
Se arrivi. Perché una cosa è scontata finché non succede il contrario.
– Ci sentiamo domani! Ciao!
– Ciao
E lo so che non appena attaccheremo piangeremo tutte e due.
Perché lo so cosa pensiamo ogni volta: siamo arrivati vivi alla fine del viaggio.
La telefonata di papà la stiamo ancora aspettando.