Sette minuti di ritardo e io finisco col sentirmi molto americana.
Prendo solo the liscio senza ghiaccio perché tanto anche la coca finisce con l’avere tutta lo stesso sapore.
Sette minuti di ritardo del treno e io finisco a sfoltire un’ora d’attesa senza spararmi.
Arriverà qualcuno a rimorchiarmi?
Il tizio seduto qui di fronte finirà col mettersi la mano sul pacco e a tirarlo fuori facendo finta di niente esattamente come ora?
Burger King.
Sono in vetrina, faccio bella mostra di me, del mio mac e della mia bevanda in tazza media.
Succhio dalla cannuccia sporcando di rosso carminio il the al limone.
Sopra di me la tv parla di sport.
Mancano ancora tre quarti d’ora che passerò qui così, se la batteria del Mac non mi molla prima.
Sette minuti.
E io finisco in un Burger King sul bordo della strada.
Potevo essere in macchina verso casa.
Potevo avere addosso i miei calzoni comodi, le mie ciabatte e starmene già sul divano.
Invece mi atteggio da pinup, con un’accavallo noncurante, lo scollo fintamente abbottonato, facendo la colta che ha molto da dire e da fare.
Cronaca di un lunedì sera che doveva andare in un altro modo.
Non posso neanche mettermi a camminare in giro: ho i tacchi troppo alti e non ho voglia di farmi venire il mal di piedi.
Sette minuti di ritardo.
Chissà se i signori delle ferrovie Nord se lo immaginano cosa succede per sette, inutili, insignificanti minuti di ritardo.
Quanta vita ti ribaltano.
Beh, se non lo sapete finisce così:
con ore di attesa che non passano più.
Con sorsi su sorsi di un pessimo the freddo, da sola, senza la voglia di chiacchierare e una miriade di altre cose da fare a casa.
Finisce coi negozi chiusi e neanche la soddisfazione di sfogare la rabbia in shopping.
Finisce davanti allo schermo del tuo computer mentre scrivi qualcosa per ammazzare il tempo. Perché questo post non è altro che l’omicidio del tempo inutile che mi manca prima di poter salire sul pullman e tornare a casa.
Finisce al freddo, perché porca miseria il Burger King non è mica cosi caldo.
Ciao bella Vale, un saluto, passavo di qua.
Un abbraccio.
Max
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uhé, auguri, anche se in ritardo
Beh, poteva invece succedere che dopo quei sette minuti trovavi un figo pazzesco che ti rimorchiava, ci passavi la notte perché lui abita accanto al Burger king e la mattina dopo ti chiedeva cosa facevi per i prossimi trenta o quarant'anni…non si può mai dire, nella vita! 😉
ma che bruttarella che sei. spero sia solo la foto che è venuta male.